19 gennaio 2025
Campi Flegrei
Oasi Naturalistica di Monte Nuovo e lago d’Averno
Direttore
ASE Michelino Barricella – 328.3270168
ASE Enzo Auletta – 320.7406508
Tipologia di percorso
Anello
Difficoltà
E (Escursionistica)
Dislivello
circa 130 m
Durata
4:00 ore (incluse le soste)
Lunghezza
circa 9,5 km
Appuntamenti
ore 07.45
Appuntamento in via Gabriele D’Annunzio (coordinate GPS: N 41.128128, E 14.793585) e partenza con autobus GT per Pozzuoli (loc. Lucrino), Km 115 – circa 100 minuti.
ore 09.30
Raduno dei partecipanti a Lucrino alla rotonda Cavani (Coordinate GPS: N 40.829932 E 14.084400) ed inizio escursione entro ore 10.
ore 14.00
Trasferimento in autobus a Fusaro – Km 3 – circa 10 minuti – per pausa pranzo presso il Parco Borbonico del Fusaro e passeggiata lungolago.
ore 15.30
Visita della Casina Vanvitelliana ed al palazzo dell’Ostrichina. Al termine della visita rientro a Benevento con arrivo previsto intorno alle ore 19.
Itinerario
Lucrino – Oasi naturalistica di Monte Nuovo – Lago d’Averno – lago di Lucrino. Nel pomeriggio, lago di Fusaro.
Equipaggiamento
Scarponcini robusti (no scarpe da ginnastica o scarpe con fondo liscio), abbigliamento a strati adatto alla stagione, colazione a sacco, acqua.
Partecipazione
L’escursione è aperta ai soli soci CAI fino ad un massimo di 50 partecipanti. È data precedenza ai soci iscritti alla sezione di Benevento; le prenotazioni da parte di iscritti ad altre sezioni CAI saranno accettate con riserva e perfezionate in base all’ordine di prenotazione ed ai posti disponibili. L’escursione sarà svolta solo se si raggiunge il numero minimo di almeno 30 partecipanti.
La quota di partecipazione è di 20 euro a persona, comprensiva del costo dell’autobus (potrebbe subire variazioni in funzione del numero di partecipanti), e dell’ingresso alla Casina Vanvitelliana ed al palazzo dell’Ostrichina.
Le prenotazioni, con versamento dell’intera quota di partecipazione, devono pervenire entro e non oltre giovedì 16 gennaio. Il pagamento può essere effettuato in contanti presso la sede della sezione oppure tramite bonifico bancario sull’IBAN IT70L0855315000019000360675 intestato a: Club Alpino Italiano – Sezione di Benevento. Per prenotarsi è necessario contattare esclusivamente uno dei direttori dell’escursione. Le prenotazioni saranno accettate in rigoroso ordine cronologico fino al termine della disponibilità di posti.
La partecipazione all’escursione implica la conoscenza integrale e l’accettazione incondizionata del programma dell’attività, come presentato nella scheda di escursione, e delle norme del “Regolamento di partecipazione alle attività Sociali” del C.A.I. di Benevento, disponibile all’indirizzo https://bit.ly/3wq5Ilo.
Avvertenze
a) I Direttori di escursione si riservano di modificare in tutto o in parte l’itinerario in caso di necessità.
b) I Direttori per la loro responsabilità si riservano di escludere dall’escursione i partecipanti non adeguatamente attrezzati e allenati.
Per info e adesioni contattare
Enzo Auletta (320.7406508)
Michelino Barricella (328.3270168)
Piera Altieri (335.8204636)
Descrizione del percorso
Il nostro percorso parte dalla rotonda Cavani, nella frazione di Lucrino. Dopo un caffè percorreremo un breve tratto lungo via Miliscola per arrivare nei pressi dell’ingresso del tunnel di Montenuovo e da qui, con una comoda scalinata, raggiungere l’ingresso dell’Oasi Naturalistica di Monte Nuovo in Via Virgilio.
All’ingresso dell’oasi c’è una fontana per rifornirsi d’acqua e dei servizi igienici.
Il Monte Nuovo è un cono piroclastico così chiamato perché è nato con l’ultima eruzione dei Campi Flegrei, manifestatasi con diverse avvisaglie in un periodo di bradisismo ascendente. Si formò, difatti, in un episodio esplosivo di notevole estensione, tra il 29 settembre e il 6 ottobre 1538, provocando la distruzione del villaggio medievale di Tripergole, (importante centro per la cura degli infermi grazie all’abbondanza di acque termali) e mettendo in fuga la popolazione locale scampata alla tragedia. Con il passar degli anni vari fattori hanno modificato il paesaggio vulcanico che si era creato. Una fitta e eterogenea vegetazione, favorita dalle differenze geologiche e di umidità della zona, ha ricoperto l’intero Monte Nuovo, sia nella parte esterna che all’interno del cratere. Lungo il percorso troveremo sia zone steppiche, con graminacee e arbusti bassi e spinosi, che zone meno secche con piante sempreverdi come il mirto, il lentisco e il corbezzolo. Nella zona interna del cratere, che risulta più umida, c’è una fitta lecceta con roverella, ornello, castagno, felce aquilina e strati di muschio. Le pendici esterne sono ricoperte da pini marini, erica e ginestre. Per la bella macchia mediterranea che si è creata, nel 1996 l’intera area è stata dichiarata Oasi naturalistica (accessibile a tutti). Il percorso che seguiremo ci porterà fino all’orlo del cratere che poi circonverremo in senso anti-orario.
I tratti di salita e discesa sono abbastanza accidentati e con fondo scivoloso ed è necessario prestare attenzione ed avere calzature adeguate. Lungo il sentiero del bordo del cratere si alternano affacci sulle ripide pareti interne ed il fondo del cratere (raggiunginbile percorrendo un sentiero immerso tra i pini che noi non seguiremo) e punti panoramici con vedute mozzafiato.
Dalla cima del cratere il panorama va da Capo Posillipo a Nisida, dal centro di Pozzuoli a Capo Miseno e, in giornate limpide, spazia dalla Penisola Sorrentina all’isola di Ischia.
Nell’ultimo tratto dell’anello potremo ammirare anche alcune “fumarole”, fenomeno tipico dell’area flegrea che di presentano come piccole ma profonde fessure nel suolo nelle quali si ha una risalita di gas emessi a temperature che, a seconda del tipo di attività vulcanico-idrotermale, vanno da circa 100 fino a 900 °C.
Completato il giro del cratere imboccheremo un comodo sentiero che dolcemente ci porterà verso il lago d’Averno attraverso vigneti ed agrumeti.
Il lago d’Averno è un lago vulcanico che si trova nel comune di Pozzuoli, precisamente tra la frazione di Lucrino e il sito archeologico di Cuma, nella città metropolitana di Napoli. Il nome Avernus deriva dal greco ἄορνος (senza uccelli), poiché si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero particolari gas che non avrebbero permesso la vita agli uccelli. Esso sorge all’interno di un cratere vulcanico spento, nato 4 000 anni fa, ed è il secondo per dimensione, dopo il lago Fusaro, tra tutti i laghi presenti nei Campi Flegrei. Secondo le religioni greca e romana e la mitologia, il lago è un accesso all’Oltretomba (regno del dio Plutone) e dimora terrestre dell’angelo caduto Lucifero: questa è la ragione per cui gli inferi romani (l’Ade greco) si chiamano anche Averno (gli alberi situati intorno alla sponda del lago rappresenterebbero la celebre selva oscura citata nell’Inferno di Dante). Una chiara testimonianza di tutto ciò ci è stata data dal poeta latino Virgilio, nel sesto libro dell’Eneide: Enea consulta la sibilla cumana, situata in un antro presso il Tempio d’Apollo di Cuma, pregandola di guidarlo verso gli Inferi, la cui porta sarebbe proprio il Lago d’Averno.
A dispetto del nome il lago ospita una ricca avifauna, con una comunità stanziale di folaghe insieme a svassi maggiori, germani reali e altri anatidi. Nelle acque sono presenti diverse specie di pesci (bavose di acqua dolce e alborelle), specie alloctone (persici e gambusie), pesci rossi e tartarughe d’acqua dolce domestiche liberate nel lago. Sono presenti anche bisce, rane e gamberetti d’acqua dolce.
Il lago d’Averno è famoso anche perché qui possibile assistere al fenomeno ottico della Fata Morgana, una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia posta sopra l’orizzonte e che distorce così tanto l’oggetto (o gli oggetti) su cui agisce il miraggio, da renderli insoliti e irriconoscibili. Per questo motivo, dall’Ottocento in poi tra la popolazione locale si è diffusa la credenza secondo cui la fata Morgana, ossia la figura mitologica celtica legata al ciclo arturiano, avesse scelto proprio questo luogo come dimora, in particolare risiederebbe all’interno di castelli immaginari fluttuanti sull’acqua e visibili proprio a causa del relativo fenomeno ottico.
Nel periodo della guerra civile tra Ottaviano e Pompeo il lago d’Averno fu utilizzato dal primo come porto sicuro per la sua flotta che negli anni precedenti aveva subito sconfitte navali umilianti dalle truppe di Pompeo. Su incarico di Ottaviano il fidato Marco Vipsanio Agrippa avvio lavori giganteschi per edificare in Campania una base navale partendo da zero, facendo scavare due canali: uno fra il mare ed il lago di Lucrino, per formare un porto esterno, e un altro fra il lago di Lucrino ed il lago d’Averno, per avere un porto interno. Il nuovo complesso portuale venne dunque chiamato Portus Julius in onore di Ottaviano.
Il nostro percorso ci porterà a circumnavigare completamente il lago, con una comoda passeggiata di circa 3km. Lungo il percorso potremo ammirare: i resti del Tempio di Apollo, ossia il “passaggio per gli Inferi” descritto da Virgilio nell’Eneide, che in realtà non è altro che il frigidarium di un complesso termale che si estendeva fino alle rive del lago, probabilmente per sfruttarne le acque benefiche;
la grotta della Sibilla Cumana (una grotta scavata nel tufo di circa 200 m, probabilmente creata per collegare il lago al mare, la quale, per la suggestione dell’ambiente e le infiltrazioni d’acqua che creano un fiumiciattolo sotterraneo, veniva associata allo Stige infernale e ai luoghi dell’Acheronte); la Grotta di Cocceio, ossia un cunicolo scavato dai Romani per scopi militari che collegava il lago a Cuma che è stata utilizzata fino agli anni 40 del secolo scorso.
Oggi la galleria non è più visitabile a causa di danneggiamenti strutturali avvenuti durante la seconda guerra mondiale che l’hanno resa pericolante.
Terminato il periplo del lago di Averno, imboccheremo una comoda strada che ci porterà al vicino lago di Lucrino dove terminerà il nostro percorso. Il lago di Lucrino è il più piccolo bacino dell’area flegrea e si è formato in epoca antica a seguito del moto ondoso del mare che, apportando progressivamente della sabbia, ha col tempo chiuso un’insenatura naturale con un istmo. Secondo il mito il sottile istmo che separava il lago di Lucrino dal mare fu costruito da Eracle quando condusse dal remoto occidente condusse in Grecia i buoi che aveva rubato al mostruoso Gerione. Successivamente sull’istmo fu costruita una strada che, in ricordo dell’eroe, fu chiamata Via Herculea, oggi parzialmente sommersa. Nel 37 a.C. Agrippa tagliò l’istmo e la strada per permettere alle navi di accedere nel bacino del lago Lucrino, trasformato parzialmente in porto militare, e ricollegò i due tronconi di strada con un ponte ligneo mobile.
Da qui in autobus ci sposteremo sulle sponde del lago di Fusaro per la pausa pranzo nel Parco Borbonico del Fusaro.
Il Fusaro è un lago che si è formato con la chiusura del tratto di mare fra le frazioni di Torregaveta e Cuma. Sulle sponde di questo lago i romani costruirono meravigliose ville e stabilimenti termali.
In età medievale il lago fu utilizzato per la macerazione della canapa e del lino. Nell’antichità era identificato con la mitica Acherusia palus, la palude infernale formata dal fiume Acheronte. Il lago da sempre viene usato per la coltivazione di mitili e ostriche.
Il principale punto di interesse è il parco Borbonico all’interno del quale si trovano la Casina Vanvitelliana ed il palazzo dell’Ostrichina.
La storia della Casina ha inizio nel 1764, anno in cui il re Ferdinando IV decise di introdurre la coltivazione delle ostriche proprio nel Lago Fusaro. All’incirca vent’anni dopo, l’architetto Vanvitelli realizzò, su richiesta del sovrano, una casina da usare come dimora della riserva di caccia e pesca.
La Casina si sviluppa su una pianta assai articolata, composta da tre corpi ottagonali che si intersecano l’uno alla sommità dell’altro, restringendosi in una sorta di pagoda in alto.
Al piano nobile, si trova la cosiddetta Sala delle Meraviglie che era accessibile esclusivamente alla famiglia reale e sulle cui pareti si sviluppano dipinti incentrati sul tema delle Quattro stagioni, opera del vedutista Jakob Philipp Hackert. La casina è stata dimora di uomini illustri, tra cui Rossini, Francesco Il d’Asburgo-Lorena ed il presidente della Repubblica Luigi Einaudi, e set di diversi film come Ferdinando e Carolina, di Lina Wertmuller, Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci (1980), Santa Lucia (2021) di Marco Chiappetta e de L’imbroglio nel lenzuolo (2009) con Maria Grazia Cucinotta.
All’interno del parco si trova anche il palazzo dell’Ostrichina, una costruzione di metà Ottocento che deve il suo nome alla coltivazione delle ostriche che avveniva nel lago. Inizialmente doveva essere un immobile costruito su palafitte, sull‘acqua, poi fu trasformato in Gran Ristorante per volere del Re Ferdinando.
Dal parco si dipartono due percorsi lungolago ciclopedonali:
il primo, di circa 3km, si dirige verso nord per raggiungere il Parco della Quarantena; il secondo, di circa 600m, termina all’altezza delle Grotte dell’Acqua, resti di cisterne termali d’età romana imperiale, da cui sgorgano ancora le acque sorgive a 38°, classificate come acque salso-cloruro-sodiche. Un tempo le grotte erano annesse a una villa romana d’ età imperiale che sorgeva sullo spazio retrostante e le acque erano considerate “miracolose” dagli antichi Romani e ritenute di grande valore per i Borbone, tra i primi a restaurale e tutelarle; fino al 1950 venivano ancora utilizzate per le proprietà curative dalla gente del posto.