2 febbraio 2025
Monti della Daunia
Monte Perazzoni (1060 m) da Faeto
intersezionale con la sezione CAI di Avellino
in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Faeto nell’ambito della sagra del Maiale Faetano
Direttori
Gaetano Caccese (AV) – 368.7632281
Anna Mazzeo (BN) – 349.4292998
Tipologia di percorso
Anello
Difficoltà
E (Escursionistica)
Dislivello
circa 300 m
Durata
3:30 ore (incluse le soste)
Lunghezza
circa 10 km
Appuntamenti
ore 08.10
Appuntamento in via Gabriele D’Annunzio (coordinate GPS: N 41.128128, E 14.793585) e partenza con auto proprie alla volta di Faeto (FG) – Km 55 – circa 70 minuti.
ore 09.30
Raduno dei partecipanti a Faeto in Largo San Prospero (coordinate GPS: N 41.326126, E 15.160484 – posizione GoogleMaps), ed inizio escursione.
ore 13.00
Orario presunto di rientro a Faeto e pranzo a sacco presso locali messi a disposizione dal comune. Dopo pranso, visita al centro storico e partecipazione alla 42°edizione della sagra del maiale Faetano.
Itinerario
Faeto (820 m), Bosco di Faeto, Monte Perazzoni (1060 m), sorgente del fiume Miscano (970 m), Faeto.
Equipaggiamento
Equipaggiamento minimo indispensabile: Abbigliamento da trekking adeguato alla stagione e alle previsioni meteorologiche previste, scarponi ((il percorso si svolge in parte su terreni fangosi e scivolosi per cui si consigliano anche i bastoncini da trekking e le ghette), zaino.
Cosa portare nello zaino: Giacca antivento e antipioggia, micropile, lampada frontale o torcia, guanti e cappello in pile, snack o frutta secca, almeno 1 litro di acqua (non ci sono punti d’acqua lungo il percorso), pranzo a sacco (da provvedere autonomamente).Si consiglia di portare un ricambio completo di scarpe e abbigliamento per eventuale utilizzo a fine escursione.
Partecipazione
L’escursione è aperta sia ai soci CAI che ai simpatizzanti muniti dell’idonea attrezzatura, previa sottoscrizione dell’assicurazione giornaliera obbligatoria (costo 8,40 euro).
Per partecipare è obbligatorio prenotarsi entro venerdì 31 gennaio, contattando il referente dell’escursione.
La partecipazione all’escursione implica la conoscenza integrale e l’accettazione incondizionata del programma dell’attività, come presentato nella scheda di escursione, e delle norme del “Regolamento di partecipazione alle attività Sociali” del C.A.I. di Benevento, disponibile all’indirizzo https://bit.ly/3wq5Ilo.
Avvertenze
a) I Direttori di escursione si riservano di modificare in tutto o in parte l’itinerario in caso di necessità.
b) I Direttori per la loro responsabilità si riservano di escludere dall’escursione i partecipanti non adeguatamente attrezzati e allenati.
Per info e adesioni contattare
Anna Mazzeo (349.4292998)
Descrizione del percorso
L’escursione si svolge prevalentemente su fondo sterrato e, data la stagione invernale, a tratti fangoso. Il nostro itinerario parte da Largo San Prospero, nella parte alta dell’abitato di Faeto. Questo paese è un’isola linguistica francoprovenzale. che, oltre alla lingua, conserva importanti testimonianze della cultura francoprovenzale, tra cui la tipica Croce Provenzale.
Percorreremo un tratto asfaltato in salita di circa 800 m per poi prendere sulla destra un sentiero erboso, nel bosco di Faeto, lungo il quale incontrremo l’antica fontana “Murtije”(del Mortaio), oggi abbandonata e in disuso. Questo percorso fa parte del “Tratturello”che andava da Faeto a Castelfranco in Miscano, da dove, poi, si diramavano altri “Tratturelli”che si collegano al Tratturo Regio Pescasseroli-Candela in direzione Malvizza.
Il percorso prosegue tra tratti in salita agevole e tratti pianeggianti per arrivare, dopo circa due ore, a Monte Perazzoni (1060 m) dalla cui cima si gode di una veduta panoramica a 360 gradi: da un lato vedremo il massiccio del Taburno, i Monti Picentini e, nelle giornate più limpide, il Vesuvio e i Monti Lattari; dall’altro, avremo una bellissima veduta dei monti della Daunia, di Faeto dall’alto, dei paesi circostanti: Castelluccio Valmaggiore e Celle San Vito. In caso di buona visibilità sarà possibile individuare anche il Gargano, San Giovanni Rotondo, Manfredonia e il mare Adriatico.
Dopo una piacevole sosta sulla vetta ci recheremo alla vicina sorgente del fiume Miscano, la cui acqua è captata per l’acquedotto e il rifornimento idrico della zona.
Da qui comincia il percorso di rientro a Faeto, che è prevalentemente in discesa abbastanza agevole, con qualche tratto un po’ più impegnativo e fangoso, che richiede attenzione. Al rientro consumeremo la nostra colazione a sacco al coperto, nei locali messici gentilmente a disposizione dall’Amministrazione Comunale di Faeto.
Dopo il pranzo avremo la possibilità di visitare il centro storico del paese e vivere l’atmosfera festosa della sagra del Maiale Faietano (Féte de lu Cajunne de Faite) e degustare il famoso “soffritto faetano”.
.
Informazioni su Faeto
Faeto (Faìt in dialetto faetano) è un piccolo comune montano arroccato alla base del Monte Perazzoni che domina dall’alto la valle del torrente Celone. Il centro abitato si erge ad un’altitudine di 820 m s.l.m. sul confine regionale con la Campania.
Il bosco di Faeto è una grande selva naturale d’alto fusto con vegetazione mista a dominanza di faggi e cerri che si sviluppa alle spalle del centro abitato. Il territorio comunale, attraversato dalla linea spartiacque appenninica, si estende anche sul versante tirrenico fino a comprendere le sorgenti del fiume Miscano, affluente dell’Ufita.
La sua origine risale al XIII secolo, quando Papa Clemente IV chiamò in Italia Carlo I D’Angiò per difendere i territori della Chiesa, minacciati dal re normanno, Manfredi, ed offrirgli, in cambio, la corona di Re del Sud Italia. Sconfitto Manfredi ed incoronato re nel gennaio 1265, Carlo I doveva ancora liberare dai Saraceni l’antica colonia romana di Lucera. In questa impresa utilizzò un distaccamento di 200 provenzali per presidiare il valico di Crepacore ”ut Saraceni non possint vos et res vestras capere velaliter ledere” e per fortificare il castrum Crepacordis che, sorgendo su un’altura di quasi 1000 metri, costituiva una posizione militare strategica. Poichè durante la guerra molti contadini della zona erano fuggiti o morti, secondo la tradizione, per ripopolare quelle terre, il Re concesse ai 200 soldati provenzali, che si erano dimostrati valorosi nella difesa del castrum, una porzione del territorio di Crepacore. I 200 soldati si fecero raggiungere dalle proprie famiglie e si insediarono definitivamente sul luogo. Dopo la morte di Carlo I, il Regno precipitò nella più totale anarchia e per ben quattro anni i vari rami della casata furono coinvolti in profonde divisioni e scontri sanguinosi.
Poichè la Via Traiana, su cui si affacciava Crepacore, veniva percorsa da eserciti che seminavano distruzione e terrore, nel 1340 un cospicuo numero di famiglie provenzali decise di abbandonare l’insediamento iniziale e fissare la nuova dimora nella rassicurante area collocata tra i due Monasteri benedettini: Sancti Salvatoris de Fageto e Sanctae Mariae de Faieto, costruiti nei secoli precedenti per dare ristoro ai pellegrini. A poco a poco sorse un villaggio, che fu chiamato “Faeto” dal nome dei monasteri attorniati da uno splendido faggeto.
L’eredità romanza si è tramandata attraverso i secoli ed ancora oggi è viva in alcune tradizioni, come i riti del Carnevale Faetano, ma soprattuutto nel dialetto francoprovenzale, riconosciuto come lingua nel 1999. Trattandosi di un’importante isola linguistica, vi sono stati molteplici studi sull’argomento; in particolare vi è una bibliografia di ricerca sul dialetto faetano che fa parte del progetto Heritage Language Variation and Change in Toronto, Canada. Di recente anche l’Università di Pescara si è interessata alla comunità e sta conducendo interviste e studi sul territorio. Faeto confina inoltre (sul lato meridionale) con un’altra isola linguistica, quella arbëreshë di Greci (Av).