5 novembre 2023
Monti della Daunia
Monte Perazzoni (1060 m) da Faeto
Direttori
Anna Mazzeo – 349.4292998
Gaetano Caccese – 368.7632281
Tipologia di percorso
Anello
Difficoltà
E (escursionistica)
Dislivello
circa 300 m
Durata
4:00 ore (incluse le visite)
Lunghezza
circa 10 km
Appuntamenti
ore 07.45
Appuntamento a Benevento in via Gabriele D’Annunzio (coordinate GPS 41.128128, E 14.793585) e partenza con auto proprie alla volta di Faeto (FG) – Km 55 – circa 70 minuti
ore 09.00
Raduno a Faeto in Via Roma (coordinate GPS: N 41.325209 E 15.162522), visita del centro storico del paese ed inizio escursione.
ore 13.30
Rientro a Faeto e pranzo a sacco presso locali messi a disposizione dal comune.
ore 14.30
Trasferimento in auto a Celle San Vito e visita al Museo della Civiltà Contadina Franco-Provenzale.
Itinerario
Faeto (820 m), Bosco di Faeto, Monte Perazzoni (1060 m), sorgente del fiume Miscano (970 m), Faeto.
Equipaggiamento
Equipaggiamento minimo indispensabile: Abbigliamento da trekking adeguato alla stagione e alle previsioni meteorologiche previste, scarponi, zaino e bastoncini da trekking.
Cosa portare nello zaino:
Giacca antivento e antipioggia, micropile, lampada frontale o torcia, guanti e cappello in pile, snack o frutta secca, almeno 1 litro di acqua. Pranzo a sacco (da provvedere autonomamente)
Partecipazione e costi
La partecipazione è aperta a tuti i soci CAI ed ai simpatizzanti muniti dell’idonea attrezzatura, previa sottoscrizione dell’assicurazione giornaliera obbligatoria (costo 7,50 euro).
Per partecipare è obbligatorio prenotarsi entro venerdì 3 novembre, contattando uno dei direttori di escursione.
La partecipazione all’escursione implica la conoscenza integrale e l’accettazione incondizionata del programma dell’attività, come presentato nella scheda di escursione, e delle norme del “Regolamento di partecipazione alle attività Sociali” del C.A.I. di Benevento, disponibile all’indirizzo https://bit.ly/3wq5Ilo.
Avvertenze
a) I Direttori di escursione si riservano di modificare in tutto o in parte l’itinerario in caso di necessità.
b) I Direttori per la loro responsabilità si riservano di escludere dalla propria escursione i partecipanti non adeguatamente attrezzati e allenati.
Per info e adesioni contattare
Anna Mazzeo – 349.4292998
Gaetano Caccese – 368.7632281
Descrizione dell’itinerario
L’escursione ha inizio con una breve visita al centro storico di Faeto, Isola Linguistica Francoprovenzale. che, oltre alla lingua, ancora conserva importanti testimonianze, tra cui la tipica Croce Provenzale.
Dopo la visita al paese percorreremo un breve tratto asfaltato in leggera salita (circa 800 m) per poi prendere sulla destra un sentiero erboso nel bosco di Faeto.
Il percorso si sviluppa per lo più in salita agevole con dei tratti pianeggianti ed è un pezzo del “Tratturello” che va da Faeto a Castelfranco in Miscano, da dove, poi, si diramano altri “Tratturelli” che si collegano al Tratturo Regio Pescasseroli-Candela in direzione Malvizza.
Dopo circa un paio d’ore si arriva a Monte Perazzoni (1060 m), da dove, grazie ad una veduta panoramica a 360 gradi, è possibile ammirare, da un lato, il massiccio del Taburno, i Monti Picentini, e, nelle giornate più limpide, anche il Vesuvio e i Monti Lattari con la cima del Molare; dall’altro lo scorcio panoramico offre una bellissima veduta di Faeto dall’alto e dei paesi circostanti Castelluccio Valmaggiore e Celle San Vito. In caso di buona visibilità e possibile individuare anche il Gargano, San Giovanni Rotondo, Manfredonia ed il mare Adriatico.
Dopo una piacevole sosta sulla vetta ci recheremo alla vicina sorgente del fiume Miscano, la cui acqua è captata per l’acquedotto ed il rifornimento idrico della zona. Da qui comincia il percorso di rientro a Faeto, che è prevalentemente in discesa, abbastanza agevole con qualche breve tratto un po’ più impegnativo, che richiede un po’ di attenzione in più.
Dopo la pausa pranzo riprenderemo le auto per spostarci nel paese limitrofo di Celle di San Vito per visitare il museo della civiltà contadina Franco-Provenzale.
Faeto, noto come “il tetto di Puglia”, è un piccolo comune montano arroccato sul Monte Perazzoni che domina dall’alto la valle del torrente Celone. Il centro abitato si erge ad un’altitudine di 820 m s.l.m. sul confine regionale con la Campania. Il bosco di Faeto è una grande selva naturale d’alto fusto con vegetazione mista a dominanza di faggi e cerri, si sviluppa alle spalle del centro abitato. Il territorio comunale, attraversato dalla linea spartiacque appenninica, si estende anche sul versante tirrenico fino a comprendere le sorgenti del fiume Miscano, affluente dell’Ufita.
La sua origine risale al XIII secolo, quando Papa Clemente IV chiamò in Italia Carlo I D’Angiò per difendere i territori della Chiesa minacciati dal re normanno Manfredi ed offrirgli in cambio la corona di Re del Sud Italia. Sconfitto Manfredi ed incoronato re nel gennaio 1265, Carlo I doveva ancora liberare l’antica colonia romana di Lucera dai Saraceni. In questa impresa utilizzò un distaccamento di 200 provenzali per presidiare il valico di Crepacore “ut Saraceni non possint vos et res vestras capere velaliter ledere” e per fortificare il castrum Crepacordis che, sorgendo su un’altura di quasi 1000 metri, costituiva una posizione militare strategica.
Poiché durante la guerra molti contadini della zona erano fuggiti o morti, secondo la tradizione, per ripopolare quelle terre, il Re concesse ai 200 soldati proven›ali che si erano dimostrati valorosi nella difesa del castrum una porzione del territorio di Crepacore. I 200 soldati si fecero raggiungere dalle proprie famiglie e si insediarono definitivamente sul luogo. Dopo la morte di Carlo I, il Regno precipitò nella più totale anarchia e per ben quattro anni i vari rami della casata furono coinvolti in profonde divisioni e sanguinosi scontri. Poiché la Via Traiana, su cui si affacciava Crepacore, veniva percorsa da eserciti che seminavano distruzione e terrore, nel 1340 un cospicuo numero di famiglie provenzali decise di abbandonare l’insediamento iniziale e fissare la nuova dimora nella rassicurante area collocata tra i due Monasteri benedettini SS. Salvatoris de Fageto e S. Mariae de Faieto, costruiti nei secoli precedenti per dare ristoro ai pellegrini. A poco a poco sorse un villaggio, che fu chiamato “Faeto” dal nome dei monasteri attorniati da uno splendido faggeto.
L’eredità romanza si è tramandata attraverso i secoli ed ancora oggi è viva in alcune tradizioni, come i riti del Carnevale Faetano, ma soprattutto nel dialetto francoprovenzale, riconosciuto come lingua nel 1999.
Trattandosi di un’importante isola linguistica vi sono stati molteplici studi sull’argomento; in particolare vi è una bibliografia di ricerca sul dialetto faetano che fa parte del progetto Heritage Language Variation and Change in Toronto, Canada. Faeto confina inoltre (sul lato meridionale) con un’altra isola linguistica, quella arbëreshë di Greci.